L’ epoca delle carene sigillate. Una moda che ha lasciato il segno
C’è stato un periodo a cavallo tra gli anni 80 e 90 in cui alcune delle moto sportive che riscossero un notevole successo – diventando in alcuni casi veri e propri best Seller – erano dotate di una carenatura davvero particolare. La carenatura integrale. Un innovazione mai vista -e guarda il caso – partorita in quel periodo straordinario di cui mi piace parlare spesso nel quale le idee non mancavano davvero e si inventava di tutto e di più pur di distinguersi e di progredire (a volte anche sbagliando). Mi piace definire questo periodo un vero e proprio Rinascimento in cui si cercava di lasciarsi alle spalle un concetto tecnico della moto arcaico, pressoché immobile da anni, che perdurava da molto tempo e che ormai aveva fatto vedere tutti i suoi limiti..
È veramente difficile calarsi nei panni di un progettista o di un designer intento a cercare di creare qualcosa di nuovo, che possa funzionare e durare nel tempo anche nella produzione di serie. Ogni tanto però è capitato e capita che si vede apparire una cosa diversa da tutte le altre come è stato nel caso delle carene sigillate
Questo tipo di soluzione fasciava interamente la moto unendo serbatoio e sella con la carenatura, nascondendo totalmente alla vista sia il telaio che il motore della moto. La primissima volta che apparve questa singolare carenatura fu addirittura nel 1979 quando l’azienda petrolifera francese Elf decise di collaborare con Honda alla realizzazione e sponsorizzazione di una moto per entrare nel mondo delle corse motociclistiche. Venne così ingaggiato l’ingegnere André De Cortanze, che aveva maturato grande esperienza in campo automobilistico e soprattutto in Renault F1 (progettando la Renault Rs01) per costruire una moto innovativa e futuristica con concetti tecnici inediti. Fu così che apparve la Honda Elf X ( dove X sta non a caso per experimental). Questa moto coperta da decine di brevetti per le soluzioni innovative dei monobracci anteriore e posteriore ma anche del telaio a “motore portante”, presentava al mondo per la primissima volta anche una carenatura integrale portando avanti questa soluzione anche su tutte le successive evoluzioni sin quasi alla fine della sua avventura in 500gp nel 1988.
Come spesso accade, i progressi e gli sviluppi fatti nelle piste vengono presi e portati anche sulla strada. Apparve così la prima carena integrale su una moto targata. Nel Novembre 1985 al salone di Milano venne presentata l’innovativa Ducati Paso 750 disegnata dal genio visionario Massimo Tamburini.
lo slogan parlava chiaro “disegnata dal futuro” ed è palese che quindi al tempo la linea della Paso doveva essere percepita come estremamente inedita se non addirittura futuristica. Nonostante questo, la Paso (che doveva essere una Sport Tourer) non riscosse il successo sperato, più che per la sua linea forse per colpa della ciclistica non proprio sublime e svariati problemi di carburazione. Non fu lo stesso invece per la Cagiva Freccia C9 125cc che nasceva dalla linea della Paso, anzi ne era quasi una copia in miniatura – Ducati infatti apparteneva al Gruppo Cagiva – e che invece diventò una vera icona tra i giovani di metà anni 80, sviluppata fino al modello C12 è considerata una delle 125 più rappresentative dell’epoca superata per fama solo dalla Leggendaria e stupenda Mito.
Per dare a Cesare quel che è di Cesare va detto che allo stesso salone di Milano del 1985 venne presentata anche un altra moto, ancora più futuristica, direi quasi un prototipo per allora, la meno conosciuta Bimota DB1 (motore Ducati, ciclistica e linea Bimota) che si divideva lo scettro di prima carena integrale insieme alla Paso. Nessuno sfogo dell’aria sulle carene, il flusso dell’aria entrava davanti e usciva dietro dovendo raffreddare tra l’altro un motore a L di 90° della Ducati 750F1, raffreddato ad aria, un compito davvero difficile specie nelle soste a motore acceso..
Dopo la Paso, La DB1 e la Freccia si può dire che la moda era stata definitivamente lanciata ed infatti di lì a poco nacquero una serie di moto di grande successo dotate di questa carenatura particolare. Sempre dalle corse arrivo’ una delle linee più belle ed emblematiche di sempre a carenatura sigillata che fu la Cagiva C589 GP 500 che da prototipo passò fedelmente la carenatura alla Cagiva Mito 125, che ebbe un successo incredibile e che ancora oggi è molto ricercata dai tanti appassionati collezionisti.
Nel 1987 vi fu l’arrivo delle Honda giapponesi che seguirono la moda presentando la sport-tourer CBR 1000F e la sportiva CBR 600F1 conosciuta anche come “Hurricane” per il mercato americano. Quest’ ultima ebbe un successo quasi istantaneo ponendosi al vertice della categoria anche ma soprattutto con la successiva versione F2 dal 1991 (una delle moto più apprezzate di sempre).
Nel 1989 anche Gilera presentò una piccola 125 cc con la carena sigillata che fu la Mxr. Purtroppo non ebbe il successo sperato a causa probabilmente di una crisi d’identità all’interno di Gilera che era passata in tre anni da moto come la Mx1 alla corsaiola SP passando per la Mxr…
Alla fine questa moda era diventata anche una scelta stilistica. Questione di gusti insomma. C’era chi lasciava il telaio a vista e chi sigillava tutto, spesso anche telai in allumino di bella fattura come nel caso della Mito o del caratteristico traliccio in acciao della Paso celati sotto le carenature.
La carena sigillata, anche se veniva venduta come la soluzione migliore in termini aerodinamici, in realtà non offriva dei vantaggi apprezzabili, anzi, forse erano più gli svantaggi che i vantaggi. Il calore sviluppato dal motore era soffocato all’interno delle carene e talvolta usciva dalle prese d’aria in estate in maniera insopportabile sulle gambe del malcapitato di turno e anche le plastiche scaldavano parecchio, però questa continuità della linea laterale donava alle moto quell’ idea di velocità e aerodinamica molto in voga in quegli anni. Il futuro era alle porte e alcune moto sembravano essere uscite da un film di fantascienza.
Tante altre sono state interpretazioni solo a metà della carena sigillata come ad esempio lo è stato per la singolarissima BMW K1 del 1988 (approposito di fantascienza) oppure la Bimota Yb10 del 1991 ma che comunque a modo loro hanno seguito il filone stilistico di questo tipo di carenatura. Queste innovazioni – Come tutte le mode – sono destinate a finire prima o poi. Dopo anni di successo e svariati modelli di moto iconiche e di prototipi, si può definire chiuso il capitolo delle carene Sigillate intorno al 1998 con l’ultima apparizione della CBR 600F2.
Ed oggi?? è rimasto qualcosa di tutto questo?? Non è stata lasciata proprio nessuna eredità dalle carene sigillate? La risposta è si..qualcosa è rimasto. Se pensiamo ad esempio alla prima desmosedici RR. Non notate qualcosa di familiare?
Le mode non finiscono mai del tutto, a volte vengono ripescate o si evolvono e amalgamano con altri stili. Vezzi estetici destinati a non scomparire mai del tutto. Le carene sigillate hanno lasciato un segno troppo indelebile per scomparire – indimenticabile- e tutt’oggi infatti qualche richiamo a questo emblematico stile si intravede in molte moto sportive. Sono certo che questa moda (perché di moda si è trattata) non se ne è mai andata del tutto, a volte si è appena intravista altre volte è ricordata in maniera più marcata, nel corso degli anni e così anche oggi. Guardate qua se non ho ragione.