
L’ “abominevole” Bimota Yb8 Furano.

Era il 1993.Sono passati più di 30 anni da quando in BIMOTA, BIanchi, MOrri e TAmburini – si avete capito bene TAmburini – il padre del Mito..aprirono i cancelli della loro modesta fabbrica Riminese di soli 50 dipendenti e fecero il primo giro di prova sulla Bimota YB8 Furano. La moto supersportiva più potente venduta al pubblico allora in circolazione. Un Abominevole “Ferro” da 164cv, la stessa potenza che aveva una moto che correva in Superbike dell’ epoca. In realtà, questa moto non era del tutto inedita ma una serie limitata in 152 esemplari costruita sulla base della già esistente YB8 “normale” che era in produzione dal 1990.

Secondo quanto riporta la sigla della moto –YB8 – questa era l’ottava Bimota a montare un motore Yamaha – già – perché in casa Bimota funziona più o meno così. La prima lettera rappresenta la motorizzazione, dove Y sta per Yamaha ( D per ducati, S per Suzuki e così via per citare le motorizzazioni più usate), la successiva B sta per Bimota e il numero sta per la sequenza dei modelli dalla prima in poi. Nel caso della motorizzazione Yamaha i primi 3 modelli erano utilizzati esclusivamente per le competizioni mentre dal quarto in poi nasceva anche la moto stradale (YB4).


Visto che come tutte le Bimota anche la YB8 era esclusiva al massimo, direi un pezzo di artigianato si decise di dargli anche un nome singolare ed altrettanto esclusivo. FURANO. Di cosa si tratta ?? Seguendo la tradizione italiana forse ispirandosi un po’ anche a Maserati (ndr) e altre case automobilistiche, questa moto prende il nome da un Vento, uno molto celebre in Italia che sarebbe La Bora, ma che in Romagna dalle parti di Rimini, sulla Riviera, diventa “Furien” chiamato così dai Romagnoli ovvero appunto FURANO. Un vento che può essere anche molto forte e fastidioso che ben si addice alla moto, sia perché ne sottolinea la potenza, sia perché è tipico Romagnolo come lo è BIMOTA.
“L’è Furien, a l so, a l sint, t vu ch’a n’e’ sinta? sté vént, sé, l’è un vantàz ch’u t fa vni ‘nca e’ nervòus”, “E’ Furano, lo so, lo sento, vuoi che non lo senta? sto vento, sì, è un ventaccio che ti fa venire anche il nervoso”. Dialetto Romagnolo
Questo esclusivo pezzo di meccanica è stato prodotto come già detto in soli 152 esemplari ed ovviamente non era ammessa al campionato Superbike poiché il motore era un quattro cilindri in linea da mille di cilindrata mentre al tempo le 4 cilindri dovevano avere una cilindrata di 750cc. Il propulsore era lo stesso che equipaggiava la Yamaha FZR 1000 exup, usato come base, e dal quale in maniera straordinaria sono riusciti ad aumentarne la potenza di altri 20Cv, e sono tantissimi. Passando da 145 a 164Cv a 10.500 giri/min. Tutto è stato possibile grazie ad una modifica degli ingegneri Bimota installando un sistema di iniezione elettronica e un impianto di scarico più leggero e ottimizzato. Nello specifico Il sistema di gestione del motore della Furano era progettato da Weber-Marelli e utilizzava la stessa centralina elettronica della Ducati 851/888, della Moto Guzzi Daytona 1000 e della Bimota Tesi 1D. Grazie ai sensori montati sulla moto, il sistema controllava vari parametri come:
- Temperatura dell’aria
- Pressione atmosferica
- Giri motore
- Posizione dell’acceleratore
- Temperatura del liquido di raffreddamento
- Tempi di iniezione e accensione
Questo sistema è in grado di regolare continuamente l’erogazione del motore, garantendo una gestione più precisa della miscela di carburante. Uno dei tester che la provo’ all’ epoca la descrisse così : “La risposta al gas è immediata e fluida, anche se a bassi regimi e con marce alte il motore tende a vibrare leggermente sotto carico. Tra 3000 e 7500 giri, la Furano è incredibilmente reattiva, molto più rispetto alla versione carburata della YB8. Dai 7500 giri fino al limitatore a 11.500 giri, l’accelerazione è esplosiva” e qui ribadisco in che anno ci troviamo.1993. Anni in cui avere una moto di 1000cc significava possedere come minimo un bestione da 230kg con 20/30 CV meno mentre la Furano fermava l’ago della bilancia a 180kg, 5 meno della versione a carburatore che era già eccellente. Le dirette concorrenti come La Yamaha FZR 1000 con lo stesso motore pesava 30 kg in più per non parlare della Suzuki GSX R 1100 che di kg ne pesava 245!!!

La velocità massima dichiarata era di 265 km/h ma Gianluca Galasso, il collaudatore Bimota di allora, disse di aver visto arrivare la Furano fino a 293 km/h. Che allora significava, terrore misto incredulità

La combinazione di leggerezza, potenza e sospensioni raffinate rendevano la Furano più simile ad una Superbike adattata per l’uso su strada che a una moto di lusso. In realtà, la Furano è stata un po’ entrambe le cose, fusione di estrema sportività ed eccellenza su una moto in vendita a 42.000.000 milioni di Lire. È stata la prima Bimota con la carenatura interamente in fibra di carbonio, ma condivide anche alcuni componenti con la già eccellente YB8 a carburatori. Il telaio in alluminio, per esempio, è lo stesso, ed è saldato con grande precisione e artigianalità.

Di fronte a cotanta esclusività Inutile dire che il comparto ciclistico era al massimo. Composto da Mono Öhlins regolabile in tutte le modalità (precarico, compressione, ritorno e altezza) Forcella Öhlins a steli rovesciati da 42 mm, anch’essa completamente regolabile (precarico, ritorno e compressione) Angolo di sterzo variabile nell’ inclinazione grazie a un eccentrico montato nel cannotto di sterzo e Freni Brembo con pinze a quattro pistoncini e dischi flottanti da 320 mm


Il suo peso contenuto di soli 180kg è il risultato di una progettazione meticolosa. Dettagli come i supporti dello scarico e i fissaggi del motore sono realizzati con un’accuratezza tale da sembrare delicati ma molto resistenti. L’uso di cerchi leggeri a tre razze, realizzati con Akront alluminio e mozzi in magnesio, aiutano ulteriormente a ridurre il peso. Inoltre, la fibra di carbonio è impiegata in molti altri componenti, tra cui scarico, leveraggi del cambio, parafanghi e nella carenatura della moto in soli due pezzi


La carenatura infatti è particolarmente interessante, composta da due sezioni principali che riducono peso e le complicazioni. Il serbatoio, la sella e la parte posteriore pesano solo 4,5 kg e si rimuovono facilmente svitando tre piccoli bulloni.Tutta La carenatura anteriore, cupolino compreso, invece, è un unico pezzo, eliminando le giunzioni sovrapposte che aggiungerebbero peso. La cosa sorprendente è che tutto è stato fatto con la fibra di carbonio che non era affatto facile da lavorare specialmente con le tecniche di allora. Un terzo delle carene fu scartato per difetti di produzione o finitura. Oggi diciamo che per un azienda scartare un terzo dei pezzi finiti è fantascienza. Ma si sa i tempi sono cambiati…


La Bimota Furano era veramente una moto unica. Sicuramente per pochi perché 40 milioni di lire erano veramente tanti e pochissime altre moto costavano cosi. Solo oggetti come la 916 SP che si avvicinava ai circa 30 milioni o l’ inarrivabile Honda NR 750 che arrivò a 100milioni delle vecchie lire. Roba da collezionisti. Difficile pensare che la Furano potesse essere stata usata da qualcuno per l’ uso quotidiano. Ad ogni modo si comprava un prodotto da Atelier e non una moto qualsiasi. Esclusiva. Il prodotto di tanta passione che una piccola azienda aveva messo in un mezzo, la stessa, che probabilmente prevaleva ancora sulle logiche di mercato e di commercio come invece oggi non siamo più abituati a vedere. Vendere è l’ imperativo , troppo spesso, a scapito della qualità soprattutto quando si cerca di spacciare un prodotto per esclusivo e dal prezzo altrettanto esclusivo ma in realtà in termini di accuratezza e ricercatezza non lo è. Quando parlo di moto del passato spesso questa è la prima cosa che penso, ovvero, qualità e concretezza e la Furano ne aveva veramente tanta.
