
Prova su strada Panigale V2 2025. La sportiva per tutti..o quasi.


Ogni volta che esce una moto nuova del calibro di questa Ducati Panigale V2 2025, che è una moto che rompe decisamente con il passato, con la tradizione e che differisce in maniera sostanziale dal modello precedente si alza sempre un discreto polverone tra gli appassionati e chi più chi meno cerca di dire la sua tra i favorevoli e i molti contrari a certe scelte fatte dalla casa Bolognese. Un clamore così elevato che mi ricorda molto da vicino quello che successe quando si passò dalla Ducati 998 alla successiva 999 dove io stesso arrivai a definire un fallimento quest’ultima ancora prima del suo debutto in SBK. Sono passati 22 anni da allora e guarda quanto è strano il mondo contro ogni previsione adesso ho una Ducati 749. Mentre In quel caso il cambiamento fu quasi esclusivamente stilistico perché la moto non tradiva nessuno dei capisaldi dell’ epoca (Ovvero telaio a traliccio, distribuzione Desmodromica e frizione rigorosamente a secco). In questo anche se da un lato viene rispettato il Layout di base, seguendo la linea dei modelli Panigale precedenti dall’ altro viene colpita per la prima volta su una sportiva Ducati di punta quella caratteristica del motore unica al mondo che in parte ha contribuito ad unire e fare innamorare migliaia di appassionati al marchio. Il sistema di apertura e chiusura delle valvole a comando DESMODROMICO.



Essendo un appassionato Ducati, sono rimasto fin da subito colpito—se non in parte ferito—da alcuni cambiamenti tecnici, di cui ho già parlato in un precedente articolo, analizzando anche la storia delle piccole sportive Ducati derivate dal modello di punta. Tuttavia, per non limitarmi ad un giudizio affrettato, ho voluto provare di persona la moto, così da poter esprimere un’opinione a 360°, in modo del tutto libero da qualsiasi interesse, sia nei confronti della Casa madre sia nei miei stessi confronti. Scrivo infatti per passione, non per lavoro, ma mi considero un motociclista con un’esperienza tale da poter parlare con competenza, lontano dai giudizi spesso troppo condizionati delle principali riviste online di settore.

Mi sono così prenotato per un test Ride in DUCATI PISA che continuo a ringraziare per la disponibilità e per la possibilità di tenere la moto un po’ più di tempo rispetto al normale e che con dedizione si impegnano ogni volta a descrivermi le moto aiutandomi un po’ a capire anche certi aspetti di alcune scelte fatte che sembrano scontate ma che in realtà non lo sono affatto. Ad ogni modo anche se per fare pochi chilometri sono partito di casa con la mia 749 che gli lascio, per evitare di cambiarmi li. Quindi arrivo già in tuta e casco. Mentre scendo con la V2 già fuori che mi aspetta insieme a Ruggero (un ragazzo di una competenza e passione davvero notevole) faccio notare e noto subito quanto la 749 fosse fatta con materiali e rifiniture sconosciuti alle moto di oggi, tipo la piastra di sterzo lavorata finemente dal pieno e il telaietto che regge sia i fanali che cupolino totalmente in alluminio con in piu i cerchi forgiati Marchesini anche sulla versione base. Tutto vero, tutto visibile e che oggi è fantascienza per via dei costi troppo alti di tali lavorazioni. Non che quando uscì la 749 costasse poco eh!! Come da tradizione. Nell’ industria di oggi ormai certe finiture sono destinate ad oggetti fuori dalla portata e non per fare i numeri sulla produzione stando attenti a limitare i costi.

DOVEROSA DESCRIZIONE DEI CONTROLLI ELETTRONICI
La nuova Ducati Panigale V2 2025 offre quattro Riding Modes: Race, Sport, Road e Wet. Questi permettono al pilota di adattare le caratteristiche della moto alle diverse condizioni di guida. Ogni modalità regola parametri come la risposta dell’acceleratore, l’intervento del controllo di trazione, il controllo dell’impennata, il freno motore e l’ABS cornering. Inoltre, il pilota può personalizzare ciascun Riding Mode secondo le proprie preferenze, garantendo un’esperienza di guida su misura. La gestione di questi sistemi elettronici è affidata a una piattaforma inerziale a 6 assi (IMU), che monitora costantemente il comportamento della moto per intervenire in modo preciso e tempestivo. Le informazioni relative ai Riding Modes e alle impostazioni della moto sono visualizzate su un nuovo display TFT a colori da 5 pollici, che offre tre modalità di visualizzazione: Road, Road Pro e Track, ciascuna progettata per evidenziare le informazioni più rilevanti in base al contesto di guida.

LA PROVA SU STRADA
A prima vista la moto sembra veramente una supersportiva ed è molto rassomigliante alla V4, chiaramente è più piccola e senza le ali aerodinamiche – che sinceramente mi hanno anche un po’ stancato – e non si può dire che abbelliscano le moto. Sportiva specialmente tutta la parte posteriore mentre l’ anteriore appare un po’ meno puntato in avanti verso il basso, complice anche il manubrio con piastra di sterzo visibilmente più in alto. Tutto sommato sulla linea non ho niente da dire, apparte tutta quella plastica nera che si vede specialmente dentro il cupolino e la totale assenza di qualsiasi pezzo in carbonio, neanche il parafango anteriore (una volta le S erano caratterizzate da qualche pezzo “speciale'” come appunto i parafanghi in carbonio).


Appena salito trovo che la V2 è leggermente alta per me che sono 1,68 e ci tocco con la punta dei piedi. La cosa sorprendente è che riesco comunque a muoverla con il minimo sforzo. Le sospensioni ohlins di questa versione S sembrano veramente morbide e dondolando sulla moto da fermo si sente molto l’ affondo del mono e della forcella. Questa sensazione mi ha lasciato un po’ perplesso su una moto del genere e anche se sono totalmente regolabili ho preferito lasciarle nella posizione standard per tutta la durata del test. Non conosco la moto e soprattutto questa prova deve essere della moto così come è. Quello delle regolazioni è un affinamento che uno può provare a fare dopo diverso tempo che utilizza la moto e sfido che su strada comunque specialmente con tutte le mappature di serie qualcuno abbia la sensibilità di notare qualche differenza.


Ingrano la prima del morbidissimo cambio e mollo la altrettanto morbida frizione che staccando molto in alto mi mette un po’ in impaccio alla partenza. Vista Da dentro non sembra più la supersportiva che appare vedendola dall’ esterno. Il cupolino è proiettato davanti eretto un po’ distante rispetto alla precedente V2 , per non parlare rispetto alla 749 che ci sei praticamente sopra – E scusate se mi viene sempre da fare questo paragone ma è spontaneo complice il cambio repentino dalla mia- . La posizione appare talmente comoda ed eretta e con le gambe ben distese che sembra seriamente di essere su una turistica stradale. Non vi nego che per un attimo volevo tornare indietro e riprendere la 749 perché nei primi metri la V2 non mi aveva trasmesso assolutamente niente di emozionante. Come passare da una moto da corsa ad una pacifica sportiva comoda. Ancora una volta mi mordo la lingua per non dare giudizi affrettati, decido di resettare completamente tutto e continuare. È Sbagliato paragonare questa moto alla V4 o alla vecchia V2 come lo è a maggior ragione paragonarla ad una Superbike di 20 anni fa perché a tutti gli effetti questa moto è un netto cambio di filosofia sportiva. Decido così di prenderci un po’ di confidenza e cambio un paio di mappe mentre vado. Metto la mappa su sport e vado un po’ allegramente. Il motore con 120 CV spinge quanto basta per andare forte e appoggio in pieno questo “depotenziamento”. Su strada troppi cavalli non servono o quantomeno non sono necessari, anzi spesso possono mettere in difficoltà chi guida. Per divertirsi questi sono più che sufficienti sia per un neofita che per un esperto. Il nuovo V2 con comando delle valvole a molle e fasatura variabile ha una elasticità impressionante, si può viaggiare in sesta a 50 orari come se fossimo su uno scooter e riprendere dando un po’ di gas senza esitazioni. Alle basse velocità sembra perdere totalmente le sembianze di moto sportiva trasformandosi in un mezzo che sembrerebbe poter guidare chiunque ma appena si aumenta il passo torna ad essere una vera moto per non contare quando si decide di fare sul serio perché in modalità Race dopo i 7000 giri il motore diventa rabbioso e quel silenzio che si era avvertito andando piano viene sostituito da un bel rombo inaspettato e considerando il lavoro fatto per l’omologazione euro 5+ è a tratti sbalorditivo. La spinta diventa importante e inizia il divertimento.

Tra le curve Toscane del Volterrano è veramente divertente da guidare, di una facilità e maneggevolezza disarmante. Basta pensare di fare una cosa e la moto la fa. Gli inserimenti sono immediati e con il minimo impegno fisico si inserisce sempre la moto. Anche se si arriva leggermente lunghi si riprende la corda semplicemente frenando un po’. Non mi sono mai sentito in difficoltà ed è molto facile farsi prendere la mano dal divertimento e con pochissimi pensieri (anche grazie ai molti aiuti elettronici) cosa alla quale non ero più abituato. Ho fatto tornanti stretti che di solito faccio in prima, in 3 marcia. La moto riprende che è una bellezza spingendo subito, questo per farvi capire quanto il motore è elastico. La Frenata con le pinze Brembo monoblocco M50 è potente e modulare, una volta scaldati i dischi e le pastiglie originali la moto frena in un attimo. Sicuramente con delle pastiglie Brembo più performanti la Frenata sarebbe ancora più forte. Comunque, Niente top di gamma Stylema neanche sulla S.

Il cambio non perde un colpo il Quickshift bidirezionale funziona a meraviglia e quindi unito a tutto il resto la guida diventa estremamente piacevole e poco stancante. L’ ammortizzatore di sterzo non c’è neanche nella S e non ne ho sentita la mancanza. Probabilmente non potevano neanche mettercelo perché l’ angolo di sterzo di questa Panigale ha un raggio ampissimo ( cosa mai vista in nessun altra Supersportiva) che ti permette di girare in un fazzoletto e forse un eventuale ammortizzatore avrebbe avuto una lunghezza tale da non poterlo istallare (suppongo). Qui sotto una foto dello sterzo completamente ruotato a destra

Voto 10 e lode alle sospensioni ohlins. Quella morbidezza che si sente da fermo in realtà non si percepisce in movimento. Sono morbide sullo sconnesso perché digeriscono bene tutte le buche ma allo stesso tempo rigide e precise sul veloce e nei rapidi cambi di direzione. È stato fatto Un lavoro incredibile..riuscire a dare questa doppia faccia a delle sospensioni su una Panigale.

Dopo questo bel giro torno al concessionario e facendo un bel pezzo di Superstrada mi accorgo che la protezione aerodinamica del cupolino è un po’ scarsa e non copre bene le spalle e il casco. Quindi si avverte una certa spinta. Esiste già un cupolino rialzato che si può comprare originale Ducati il che mi fa intuire che quello della protezione aerodinamica del cupolino sia un problema già noto.
CONSUMI REALI
Un altra cosa che mi ha lasciato un po’ perplesso sta nella capienza del serbatoio. Mi sono fermato a fare benzina quando la riserva della moto segnalava un autonomia di appena 35km con la spia appena accesa. Non volendo ritrovarmi a sorprese ho fatto il pieno e inaspettatamente con appena poco più di 15 euro la moto segnava già tutte le tacche. Onestamente non ho idea di quanta benzina residua ci fosse realmente nel serbatoio ma rifacendo il pieno alla riconsegna della V2 ho constatato un consumo di 21km/l e sinceramente credo anche di essere andato bello allegro senza badare troppo al risparmio . Quindi direi Eccellente
CONCLUSIONE E GIUDIZIO FINALE

Come mi sarei immaginato e come già letto nelle varie prove che girano su internet la moto non ha tradito le aspettative. Quello che viene detto riguardo alle doti dinamiche, ciclistiche della moto (nel comportamento stradale) è la verità e più o meno mi allineo nel giudizio finale per quanto riguarda questo. La moto è divertente e nonostante abbia perso molta sportività in termini di posizione di guida e di potenza la sensazione è quella di poter comunque essere molto ma molto prestazionali e veloci con una comodità sconosciuta prima. Quando sono tornato sulla 749 dopo circa 200km sulla V2 ho avuto una sensazione uguale e contraria a quella avuta appena salito per la prova. Volevo riportargliela e mi sono chiesto come facessi a guidare in questa posizione. Il manubrio mi è apparso basso e strettissimo e la moto rigidissima e difficile da manovrare. In realtà basta riabituarsi ma la differenza percepita è stata questa.
Solo Adesso che l’ ho provata riesco a comprendere le intenzioni di Ducati. Il loro scopo evidentemente è quello di riuscire ad andare incontro alle esigenze della maggior parte dei motociclisti a cui piace fare le curve e usare principalmente la moto su strada, cercando di accontentare un po’ tutti gli sportivi, perché la categoria a cui si rivolge è quella. Si può depotenziare a 35kw e quindi guidare anche con la patente A2 oppure può essere comprata da un motociclista esperto o che vuole la sportiva carenata ma stare anche comodo

Quello che mi sento di fare però è un discorso che si potrebbe estendere anche ad altre moto ed altre marche. Il prezzo chiesto per comprare una Panigale V2 s sfiora i 20000 euro e secondo me per la qualità visibile globale della moto a guardarla attentamente è un po’ tanto. È stato fatto un lavoro eccellente sul motore (che consuma anche pochissimo) e sull’elettronica anche se è stata per la prima volta abbandonato il DESMO ritenuto non più necessario per un motore del genere e che verrà utilizzato su molti modelli più “tranquilli” in nome della sfruttabilità o almeno spero sia per questo. Mi chiedo. Si può pagare solo lo studio e il lavoro degli ingegneri??. Sinceramente avrei voluto vedere un po’ di più a quella cifra nella qualità delle lavorazioni, dei materiali e soprattutto ci sono troppi tappi e carterini vari di plastica che non restituisco un bel feedback. Cosa ormai comune, gli adesivi sono tutti attaccati sopra e non più sotto smalto. Questo vale anche per tante altre moto e anche di altre marche. E poi…I cerchi sono in alluminio forgiati. ok ma da chi?? Marchesini che fine ha fatto?? Le sospensioni sono eccellenti ma da sole quanto valgono per passare da 16 della base a 20 Mila della S?? Perché costa così tanto?? Le domande sono tante e probabilmente le risposte sono le stesse che valgono in maniera globale per tutti. Quando si arriva a queste cifre importanti bisognerebbe fare uno sforzo in più credo in termini di qualità. Non Basta che una moto sia performante e tecnologica ma ci vuole qualcosa in più anche solo per la vista e la percezione della manifattura. Comunque devo riconoscere che la moto va a meraviglia
