Quanto si può piegare in moto??
Bene amici più smanettoni, questo articolo è dedicato proprio a voi, quelli sportivi, quelli che scendono di moto e controllano le gomme, che se la gomma non è stata chiusa la Domenica non sono mai pienamente soddisfatti credendo che ci sia ancora molto da lavorare; quelli che cercano di sporgersi per toccare il ginocchio a terra, spesso senza riuscirci o forzando la piega con traiettorie discutibili per raggiungere quel piccolo traguardo.
Intanto inizierei con il dirvi che la strada non è la pista, cercare il limite su strada è molto pericoloso, e comunque, per quanto vogliate sforzarvi, certi angoli di piega sono raggiungibili solo e soltanto in quell’ambiente, il vero terreno su cui molti sogni vengono realizzati, quasi per tutti, più o meno veloci che siate. In pista, le moderne MotoGP sono arrivate a raggiungere angoli di piega che vanno al di là di quello che la fisica suggerirebbe, ovvero che, oltre i 45° in linea puramente teorica non si potrebbe arrivare. Grazie invece alle moderne mescole delle gomme portate in pista dai potentissimi prototipi si è riusciti ad infrangere le regole della fisica. Un mondo in cui il pneumatico è protagonista al punto che sono le case costruttrici a dover adattare le proprie moto alle gomme e non viceversa. Solo i piloti della classe regina possono vantare angoli di piega di 64°! Pazzesco no!? Alle porte del Gran Premio di Aragon, Jorge Lorenzo si presentò sul rettilineo di MotorLand con la Yamaha YZR-M1 appoggiata su un apposito cavalletto per riprodurre il massimo angolo raggiungibile in MotoGP, questa immagine rende ancora oggi l’idea di quanto si sia arrivati vicino all’ asfalto negli ultimi tempi.
Ok, ma torniamo con i piedi per terra ora, sognare è lecito ma per arrivare fino a lì bisogna essere per forza piloti di MotoGP, con quelle moto e con quelle gomme, nessun altro ci riesce. Molto vicini anche i colleghi della Superbike con 61°. Considerando quindi questo come limite oltre il quale nessuno oggi può arrivare e 0° come punto di partenza, noi comuni mortali ci muoveremo entro tale angolo, molto lontani da quei 64°gradi ma comunque molto vicino se non oltre i 45°/50°per i piu‘ con moto sportive.
Chiudere la gomma, in gergo da Bar sport, è un impresa che diciamo rappresenta un po’ il traguardo per molti motociclisti “della Domenica”. Questo però non necessariamente è sinonimo di velocità. Su tipi diversi di moto e con diversi tipi di gomma, specie quelle più appuntite per scelta del costruttore e specialmente con misure più piccole, utilizzare tutto il battistrada è quasi impossibile, questo incide sul rollio e quindi su quanto si è piegati. L’aumentare della larghezza delle gomme provoca uno spostamento del punto di contatto sulla parte laterale del profilo a “U” quindi, utilizzare tutto il battistrada su una 180/55 è relativamente più facile. Più una gomma è larga e piatta più è facile da sfruttare tutta. In altri termini con l’aumentare della sezione delle gomme corrisponde la necessità di un maggior angolo di piega per tenere il sistema in equilibrio.
Una volta arrivati fino al limite esterno del battistrada, abbiamo l’impressione di aver ottimizzato la nostra guida. Non è proprio così. Con un pneumatico più stretto, probabilmente avremmo avuto la stessa velocità a parità di raggio della curva ma con un inclinazione minore, senza “chiudere” la gomma.
Ci sono altri fattori che influenzano notevolmente l’inclinazione della vostra moto. Qui entra in ballo la fisica con le sue leggi inamovibili, che però possono essere capite e sfruttate per ottimizzare, angolo di piega ed efficacia della guida. BARICENTRO è la parola chiave. Più si riesce a spostare il baricentro del corpo moto / pilota verso il basso più la guida sarà efficace e veloce. Per lo stesso motivo risulterà che, il pilota che resta centrale rispetto al corpo moto, dovrà inclinarla di più per contrastare la forza che lo spingerebbe a raddrizzarsi e sfrutterà di più la gomma ai lati stressandola maggiormente per contrastare la Forza centrifuga. In questo caso il baricentro risulterà più all’ esterno della curva. Una guida invece dove il pilota si sposta maggiormente risulterà più efficace, il baricentro sarà infatti spostato più verso l’interno della curva e a parità di inclinazione dovrebbe necessariamente aumentare la velocità della moto nella stessa curva che affronterebbe il pilota che non si sporge, per non cadere al suo interno. Inversamente a parità di velocità, il pilota che non si sporge dovrà inclinarsi di più e quindi rischiare maggiormente la perdita di aderenza. In MotoGP oggi si è ottimizzato al massimo tutto questo concetto, raggiungendo inclinazioni spaventose nonostante il pilota strisci praticamente sull’asfalto. Il vantaggio che offre questo tipo di guida sta nella velocità con cui il pilota riesce a fare le curve ma anche nella rapidità nel raddrizzare la moto ed aprire il gas oltre ad avere un maggior controllo in curva.
Ultimo fattore che può influenzare l’angolo di piega e che non è trascurabile è la luce a terra che un tipo di moto ha. Per luce a terra si intende quanto la moto riesca a piegare prima di strusciare parti di essa a terra, quindi, una moto con poca luce a terra impedirà in qualche modo con una o piu’ parti di se stessa di sfruttare il massimo angolo di piega. Pedane, cavalletto,scarichi ecc. Di seguito alcuni esempi.
La risposta alla domanda nel titolo dell’ articolo quindi l’avrete un po’ capita. Non fissatevi su quanto piegate perché le variabili e i fattori che influenzano questo dato sono tanti, compreso il vostro modo di guidare, concentratevi piuttosto sull’efficacia della vostra guida e su quanto riuscite ad essere rapidi sfruttando al massimo le potenzialità del vostro mezzo.